13 novembre
Pranzo al Comedor Infantil
Oggi sono stato con Ross a vedere le altre strutture NPH in Honduras. Sono le dieci e ci muoviamo in macchina verso Talanga, andiamo a visitare il “Comedor infantil”, una struttura esterna che NPH supporta e che fornisce accoglie i figli delle famiglie più povere. I bambini accolti sono circa trenta e qui studiano, giocano e, soprattutto, mangiano. Ci sorridono quando vedono il marchio NPH, prendono il cibo dal pickup e lo portano dentro, ringraziano educati. Nelle baracche di mattoni e lamiera ci sono bambini e adulti, soprattutto donne. Tutti rispondono ai saluti, alcuni accennano un sorriso spento. Torniamo al Comedor. Mangiamo con i bimbi che parlano, chiedono, sono allegri, spero che non si spengano e che riescano ad avere una vita migliore dei loro genitori. Il pasto è ricco, piatto unico con riso, fagioli, spaghetti, uovo e formaggio. Io riesco a mangiare metà porzione, i bimbi variano da un minimo di due ad alcuni che arrivano a quattro piatti. Molti di loro stanno facendo l’unico pasto della giornata, mi spiegano. Per il pranzo ci raggiungono una decina di ragazzini più grandi, fratelli e sorelle dei bambini accolti che probabilmente a casa non hanno da mangiare.
Nel pomeriggio proseguiamo per la “Casa de los angeles” a Tegucicalpa. Ross mi spiega che la struttura è stata costruita per i bambini “speciàl”, che non possono stare al rancho perché hanno bisogno di cure mediche più specifiche, che in città sono più facilmente accessibili. Entriamo nel centro. La dottoressa, i volontari e gli infermieri ci accolgono con la consueta cordialità. Mi sento subito male, realizzo subito che qui ci sono tutti casi disperati, incapacità totale, fisica e/o mentale. E’ uno spettacolo sconvolgente, ma le persone che lavorano lì mi sorprendono per la leggerezza e l’amore che ci mettono.
Un bambino della Casa de Los Angeles
Solo un paio dei pazienti interagiscono, uno si chiama Fabrizio come me. Non cammina, si muove male, praticamente non parla, ma mi sorride. Ammiro la forza di chi sta lì e combatte per dare loro anche un minimo sollievo. Un bimbo che sembra stare bene, è li perché deve fare la dialisi due volte al giorno, mi fa da cicerone. Finisco il giro. Andiamo via. Sono distrutto. Alle 6 voglio andare dai piccolini, oggi ho proprio bisogno di un po’ di gioia. Anahi mi chiama papà, almeno capisco così. Oggi faccio fatica, ma resisto. La piccola Helena entra nella camerata e mi salta in braccio. La adoro, non penso più a nulla. Sono felice con lei in braccio. Tia Iris mi ha detto che è una bimba un po’ difficile, che ha quattro anni, ma si comporta come una di due, ma il suo sorriso mi ha conquistato. Dopo 3 minuti vede Stephan, il direttore, e mi molla come uno straccio vecchio. Tia Iris che è stremata perché passeggia con in braccio Cinthia da un po’ la passa a Stephan e subito Helena sale in braccio a Iris. Non sono neppure seconda scelta, ma d’altronde lei è tia Iris. Mi torna l’ottimismo. Non possiamo cambiare il mondo da soli, ma se ognuno fa una piccola cosa e siamo in tanti possiamo fare una grande differenza.
14 Novembre
Tutti alle cascate!
Passeggiatina? Certo che mi unisco, grazie tia. Si decide di andare alle cascate nel Rancho I bimbi sono entusiasti ma trovare la strada è un’impresa. Ci sono davvero le cascate, l’acqua non è limpida ma il posto è veramente bello e suggestivo, natura allo stato brado. I bambini urlano di gioia e si buttano quasi tutti in acqua ridendo e scherzando rumorosamente. Merenda con cetriolo, condito con sale e chili. E’ buono da paura. Spunta l’arcobaleno. I bimbi urlano felici, tia Carmen mi dice, bene perché quando c’è l’arcobaleno non piove mai. Infatti passano dieci minuti e scoppia il diluvio universale. Tutti di corsa nella giungla per guadagnare un riparo. Arriviamo zuppi sotto una tettoia ma si ride, chissenefrega della pioggia. Ci siamo divertiti. Dopo la cena Genesis mi chiede di leggerle la lettera della sua madrina italiana, è carina, le racconta dei figli, le ha mandato dei semi di girasole da piantare. Mi dice che è contenta quando le scrive. Ci tiene alla sua lettera, mi tanta tenerezza. Mi conferma che il ruolo di padrino è molto sentito al rancho.
Fabrizio con due bambinid della Casa N.P.H.
Si mettono a letto, passo a dare la buonanotte, mi tengono venti minuti, vieni qui, vieni qui, fabrissio … Canta una canzone! Mi dicono balla fabrissio, improvviso un paio di passi ma la tia mi sorride facendomi capire senza dire nulla che devono dormire. Faccio altri due minuti il clown e poi scappo muy rapido.
16 novembre
L’esposizione realizzata dai ragazzi della Casa N.P.H.
Oggi faccio un giro al primo evento “mondano” di questa due giorni di celebrazioni. L’esposizione dei lavori fatti nell’anno scolastico dai ragazzi dei talleres, i corsi professionali. I ragazzi sono stati bravi, c’è di tutto, da tavoli, armadi, letti, bigiotteria, tovaglie, cuscini, abbigliamento e altre cose tutte fatte e decorate finemente.
Il pomeriggio c’è la festa della “graduation”‘ per coloro che finiscono la scuola dell’obbligo. E’ una cerimonia bella ma interminabile, i ragazzi sono agghindati con tunica nera e tocco. Si consegnano i diplomi, si consegnano i premi ai più meritevoli, foto, strette di mano, abbracci e discorsi Si va a cena, ma io scappo dai miei piccoli tesori. Stasera vedono un cartone, sono assorti, è il loro turno per il televisore che gira per le casette. Sei di loro, tra cui Helena, devono andare a dormire subito; sono in punizione perché non hanno voluto fare i lavoretti in casa. Helena mi guarda e sorride. Ho deciso, voglio diventare il suo padrino, le voglio bene, è una bimba difficile ma la adoro.
17 novembre
Due ragazze della Casa N.P.H.
Il pomeriggio è dedicato alla festa delle “quinceaneras” (almeno credo si scriva così). E’una festa molto importante, che equivale a quella dei diciotto anni altrove. Si parte dalla messa, le ragazze sono vestite in abito lungo arancione e scarpe aperte argentate, i ragazzi pantalone, scarpe e cravatta nera su camicia arancione. Dopo la messa la cena ( che io salto per tornante dai miei piccolini). E dopo la grande festa. Entrata trionfale, foto sotto un arco su un palco decorato molto bene. Le coppie prendono posto sulla pista e si lanciano in un vorticoso quanto approssimativo valzer. Qualche ballo tra loro, preparato credo a lungo e poi musica per tutti fino a mezzanotte.
18 novembre
Ieri è stata una giornata emotivamente molto intensa. La mattina, come tutte le domeniche, i bambini e i ragazzi del Rancho si incontrano e la direzione ha organizzato una cosa divertente. Oggi ci sono tantissimi animatori mascherati e truccati che organizzano giochi di gruppo. Dividono i ragazzi per età e si da il via al carosello di gruppetti che si dedicano alle cose più disparate. Dopo un po’, con il permesso della tia, Helena si siede vicino a me. Vuole rivedere il video che le ho mostrato il giorno prima in cui la mia famiglia la saluta. Lo vede, lo mostra agli altri ne è molto fiera. La tia Iris mi racconta la storia famigliare della bimba, mi colpisce, è forte, molto forte, come tante altre che conoscete senz’altro molto meglio di me. La madre vive in una situazione di estremo degrado ed è dipendente da alcol e droghe; Helena e i suoi fratelli e sorelle hanno tutti padri diversi, di cui non si hanno notizie. Ogni tre mesi la madre viene presso la Casa N.P.H. per incontrare Helena e gli altri figli, gli vuole comunque bene. Helena è piena di amore e cerca disperatamente obiettivi verso cui indirizzarlo. All’ora di pranzo si avvicina con una Barbie vecchia e sporca. “Esto es un regalo para Carolina” Mi dice il mio tesoro piccolissimo con un cuore grandissimo. Carolina è mia figlia. Le rispondo grazie Grazie, tienila tu, me la dai dopo. Spero si dimentichi perché credo sia una delle pochissime bambole che ha.
Vado a Talanga per comprare un regalino a Helena. Sceglie la Tia Iris che conosce i gusti dei suoi 60 “figli” come una vera mamma. Pantaloni elasticizzati a fiori multicolore su sfondo bianco, canottierina celeste che riprende il colore dei pantaloni e scarpe in tinta. Voglio comprare altre cose, no mi dice, va bene così, sennò è troppo e non le fa bene. Ha ragione lei, come sempre, io vorrei comprarle tutto il negozio ma sarebbe totalmente sbagliato. Mi offro di comprare una cosa per tutti. Lei è contenta perché non mi sono dimenticato degli altri bambini.
18 novembre
Solo nella stanza rifletto sul mio percorso di queste settimane. Forse ero partito per trovare risposte, per fare un viaggio alla ricerca di me stesso, dei miei sogni e dei miei obiettivi. Ritorno invece con tante domande, sulla giustizia, sulla vita, sulla religione, sull’educazione. Io che mi sono sempre considerato l’uomo delle risposte, quello che sa sempre cosa fare, la roccia su cui appoggiarsi quando si ha bisogno, mi sento finalmente un po’ più insicuro, apprezzo il grigio che ho scoperto esistere tra il bianco e il nero. Non so se sono cambiato, sicuramente non ho mai riflettuto con me stesso e su me stesso come in queste serate senza compagnia e senza televisione Il Rancho ed il sorriso dei suoi bambini resteranno sempre nel mio cuore. Ero venuto in Honduras per dare, ma ho ricevuto. Da tutti, bambini, volontari, assistenti e struttura direttiva. Ho ricevuto molto di più di quanto ho dato.
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