“E’ rischioso dare la propria testimonianza, perché è assai difficile, parlare di sé senza annoiare, senza pronunciare parole che rimangono inascoltate.
Questo accade anche quando c’è da parlare di un viaggio straordinario, in cui ho visto situazioni che non pensavo potessero esistere, in cui ho conosciuto persone non comuni come padre Rick e la sua infaticabile abnegazione, in cui ho visto una società fatta di slums e di povertà estrema, dove tuttavia una ineffabile energia vitale e positiva rende sopportabile tutto questo e per certi versi affascinante.
Potrei raccontare dei progetti che ho visto realizzati, funzionare e conseguire l’obiettivo di aiuto e riscatto; ma so già che chi mi dovesse leggere o ascoltare recepirebbe di un’opera buona come ce ne sono tante, altrettanto meritevoli (e questo è vero), rimarrebbe cioè nella percezione di un mondo lontano, non solo perché dall’altra parte del mondo, ma lontano dal proprio sentire, dal proprio coinvolgimento, e qualcuno potrebbe anche pensare: “vogliono sempre soldi”.
Eppure io ho da dire che quando ho chiesto alla Fondazione Francesca Rava di attivare un’adozione a distanza per un bambino di Haiti, mi è stato detto che al momento non era possibile, perché all’indomani del terremoto e per molti mesi, le adozioni sono state sospese, il caos era enorme, il censimento dei bambini impossibile, le priorità altre, non è stata sfruttata l’onda emotiva che avrebbe permesso il reclutamento di un elevato numero di padrini/madrine senza però assicurare quella serietà e responsabilità del lavoro che c’è dietro ogni adozione a distanza, sia pure con tutti i limiti che una tale attività comporta.
Ma non posso non raccontare, ciò che ho ricevuto dall’incontro con la mia “figlioccia” che improvvisamente non era più la ricevuta del bonifico mensile, ma due grandi occhi, pieni di curiosità, paura, malinconia e speranze; eravamo due persone in qualche modo legate come se ci fossimo sempre conosciute e volute bene.
Alla fine di quella giornata e ancora oggi, credo di avere ricevuto così tanto in termine di emozione e, lasciatemelo dire, di sentimento, che tra le due, chi ha ricevuto di più sono io, perché ho ricevuto qualcosa che vale tanto, tanto di più dell’importo mensile da bonificare, che è meno di un caffé al giorno.
Anche se la magia di quell’incontro non si ripetesse mai più, anche se, come accadrà, un giorno ci perderemo di vista, chi tra le due ha da dire grazie, quella sono io.
E’ vero che nel mio infinitesimamente piccolo, contribuisco alla sua istruzione, alla sua crescita, al mantenimento della struttura, è tutto vero e appagante, ma dopo il viaggio in Haiti, questa convinzione si è ridimensionata, ha giustamente e per fortuna perso valore, lasciando il posto ad un rapporto non univoco ma di reciprocità.
Per questo posso affermare che ne è valsa davvero la pena, attendere, perseverare e continuare nel tempo la mia adozione, guai non l’avessi fatto, avrei perso una grande opportunità.
Opportunità, che purtroppo origina dall’irrazionale ingiustizia umana, che rende alcuni popoli bisognosi di tutto, quando ci sarebbero risorse, per cui nessuno avrebbe bisogno di nulla.
Ma la vita, nel suo misterioso dispiegarsi, sa rigenerare, anche nel degrado, anche nell’ingiustizia più profonda, angoli di solidarietà e di amore, che nonostante tutto è meraviglioso vivere”
Ci sono tanti bambini nelle Case N.P.H. di Haiti che sono in attesa di un padrino o di una madrina! Aiutaci
e passaparola!
Per informazioni sull’adozione a distanza Fondazione Francesca Rava – N.P.H. Italia Onlus Telefono: 02/54122917 – email: padrini@nph-italia.org