Il gruppo di volontari italiani partito a fine luglio per svolgere un campus di lavoro presso la Casa NPH Honduras è da poco rientrato in Italia. Tante sono state le emozioni provate nei giorni di permanenza presso il Rancho Santa Fè che hanno voluto condividere con noi:
“Le due settimane di volontariato presso il rancho Santa Fè sono trascorse velocemente, tra i sorrisi e gli abbracci dei bambini, le feste tutti riuniti attorno al falò a far abbrustolire marshmallow sotto un tetto di stelle; tra partite di calcio (solo per qualcuna particolarmente allenata!) e raccolti di frutta, verdura e uova; pranzi a base di tortillias e fagioli hondureni e pizza italiana, le ninna nanne la sera per far addormentare i bambini… e poi le lacrime, le risate e l’amicizia!”
Chiara, coordinatrice dei volontari per la Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus
“E’ stata un’esperienza vissuta con una semplicità e serenità senza precedenti nella mia vita. Stando lì ho capito quello che tutti i bambini dovrebbero ricevere e meritarsi, qualsiasi sia la cultura e il contesto sociale in cui vivono: l’essere ascoltati e valorizzati per quelli che sono, l’essere visti, accolti e stimati in quanto bambini e non, come purtroppo sempre di più accade nelle cosidette società moderna, essere abituati a ricevere per lo più beni materiali, piuttosto che venire toccati al cuore. Nella casa NPH ho visto bambini che insegnano a potersi riscattare nella vita attraverso il Bene che ognuno di loro riceve e che riesce a donare incondizionatamente.”
Laura, per tutti Lolly
”Non avevo idea di cosa aspettarmi. E’ stata una sorpresa decisamente incredibile, vissuta in mezzo ai bambini a dir poco speciali (ognuno con le sue particolarità)…già molto provati ma con un grande capacità di amare e aprirsi agli altri, di essere postivi e altruisti con il poco che hanno. Mi hanno insegnato molto e mi sono sentita veramente parte della famiglia. Li porto nel mio cuore”
Tiziana
“Quello che questa esperienza mi ha lasciato è come un arcobaleno… differenti sensazioni… intense… diverse: gioia, dolore, tristezza, felicità, serenità, amore… c’è un termine che indica tutto: “compartir” (condivididere)…e così i bambini dentro al Rancho Santa Fè hanno condiviso con noi tutto il loro essere, il loro prendere affetto ed il loro dare. Il loro codividere. Ho lasciato là un pezzetto del mio cuore e credo di avere portato via con me qualche loro grande valore che custodisco profondamente.”
Sabrina
Anche Gaia e Laura, le due volontarie più piccole, ci hanno mandato il loro ricordo di questa esperienza:
“Spiazzante. Se devo trovare un aggettivo per la mia esperienza in Honduras questo è quello che mi viene in mente per primo. Quando sono tornata mi sono resa conto di vedere le cose in un modo diverso, di avere un diverso punto di vista su tutto e di sentirmi addosso un’energia completamente nuova. Nella casa NPH mi sono davvero sentita bene, forse come non lo ero mai stata prima.”
Gaia
“Appena ho messo piede fuori dall’aereo, a Tegucicalpa, sapevo perfettamente cosa aspettarmi. Se devo essere onesta ero consapevole delle disastrose condizioni di vita della gente lì. Nella mia mente mi ero immaginata molte volte il posto, sapevo ci sarebbero state case fatte di “spazzatura”, gente che non aveva cibo o soldi a sufficienza, per non parlare della pericolosità di quel posto in fatto di droga e omicidi.
Infatti, nonostante le mie aspettative fossero ben chiare, e corrette, mentre ero in macchina per arrivare al Rancho, mi guardavo attorno e continuavo a provare profondi sensi di colpa, e pensavo: “Per me questa è solo un’avventura, per quelle persone è la dura vita reale”.
Nonostante tutto, vedevo i bambini che sorridevano o che si divertivano semplicemente a giocare “a palla” con un semplice pezzo di plastica trovato lì nei dintorni ( dato che si tratta di pura discarica il luogo in cui vivono).
Arrivata al Rancho invece la primissima cosa che ho notato è il sorriso con cui i bambini ci hanno accolto. È sicuramente la cosa che mi ha stupita di più di quest’esperienza: la felicità e allegria di quei bambini, nonostante vivano senza i loro genitori e già dalla prima età lavorino come fossero adulti, cosa che da noi non si vedrebbe neanche in sogno.
Un giorno una bambina mi ha chiesto: ” Ma tu ce l’hai una mamma?” Poi il giorno dopo una bambina ha chiesto ad un’altra: ” Ma la tua mamma dov’è?”
E l’altra bimba ha risposto: “È su nel cielo che mi guarda”.
Ogni volta che sentivo una frase o conversazione del genere mi si apriva il cuore, e pensavo con quanta maturità delle bambine di circa 6 anni affrontavano discorsi del genere.
Questi bambini mi hanno fatto capire i veri valori della vita, che nel “nostro mondo” sono ormai stati seppelliti dall’odio, dai pregiudizi, dall’infedeltà, dall’ignoranza e dall’imbroglio.
Tutti sono convinti che, solo a seguito di sgradevoli avvenimenti, tutte le persone di paesi come questo, siano ladri o quant’altro, e non hanno tutti i torti, perchè la gente così purtroppo esiste, ma non per questo tutti gli altri devono essere giudicati negativamente.
Quando ero al Rancho, se capitava che mi cadesse dalla tasca una banconota o qualcosa del genere, e un bambino la trovava, mi correva dietro dicendo “Ehi! Guarda che ti sono caduti dei soldi!” Questa si chiama onestà.
Un gesto del genere, un bambino che vive dalle nostre parti, pur essendo molto più fortunato economicamente, non lo farebbe mai, non gli verrebbe neanche in mente.
L’unica cosa che quei bimbi mi hanno rubato è una grande parte del mio cuore.
Quindi, per riassumere il tutto, mi basta dire che quest’esperienza ha cambiato il mio modo di pensare, mi ha fatto capire la fortuna che ho.
E se qualcuno dovesse chiedermi di descrivere quest’avventure con una parola, per me la risposta sarebbe semplicissima: ‘indescrivibile‘.”
Laura